IL SUICIDIO DELLA TROIKA
DI LUCIO GIORDANO
Come la vogliamo chiamare? Invasione di campo, entrata a gamba tesa da rosso diretto ed espulsione immediata? O più semplicemente ricatto, dei più biechi, dei più subdoli? Già, perché la decisione della Troika di scendere in campo mentre due squadre stanno giocando la loro partita non si era mai vista prima. Non ha precedenti. O meglio, non in maniera cosi diretta. Perché qualche anno fa, ad esempio, la troika si era stufata di Berlusconi, era il novembre del 2011, e lo aveva costretto alle dimissioni con la minaccia dello spread. Ammiccava all’epoca. Ma non diceva, perché forse non ce n’era bisogno.
E già difendere per una volta l’ex cavaliere è un macigno difficile da gestire. Ma accettare le dichiarazioni di tutta l’Europa di tecnocrati unita è una montagna che ti crolla addosso e ti porta a chiederti il perché. Il perché, in effetti, è chiarissimo. La Merkel, Schauble, Draghi, Renzi, Hollande, Schultz e tutte le teste di ponte di questa troika senza ritegno, hanno paura di Tsipras. Lo vogliono far fuori già dal prossimo 5 luglio.
Attraverso il tam tam di un’informazione mai cosi schierata e in cattiva fede come in questi giorni, vuole far passare il messaggio che il referendum sia un referendum fuori o dentro l’euro. Falso. E si chiama cattivissima fede. Il leader di Syriza è stato infatti molto chiaro: con una scelta coraggiosa che entrerà nella storia della democrazia, al suo popolo chiede solo un si o un no. Un si o un no, se accettare o meno le richieste della troika, non se restare o meno nell’Euro, né tantomeno se uscire dall’Europa unita, anche perché nel trattato di Lisbona questo non è previsto.
Il terremoto Tsipras ha però messo con le spalle al muro la Germania, la Francia e i loro piccoli alleati. Fateci caso. La cancelliera in questi giorni ha uno sguardo teso, terreo, preoccupato. Spento. Sa che le hanno strappato la maschera. Ora è nuda. Con la sua realtà affatto lieta.
Il suo popolo, che almeno per metà è composto da brave persone, come delle vittime incolpevoli per questa ennesima guerra, stavolta tutta economica, osserva attonito. Frau Angela non ha più difese. In un gesto disperato ieri ha blandito i greci, senza averne alcun diritto. Poi ha aggiunto che il referendum di Atene sarà un referendum sull’Euro. E senza euro non esisterà più l’Europa.
Facile però cosi. Fino a quando Francia e Germania hanno speculato sulle disgrazie greche, l’Euro era irreversibile. Ora che invece il gioco è stato scoperto da centinaia di milioni di abitanti della vecchia Europa, questo ingombrante arnese chiamato Europa non serve più. La foglia di fico di un’unità mai realmente esistita, la si può dunque strappare senza scrupoli, se non è più possibile far arricchire le banche, la finanza internazionale, l’oligarchia mondiale.
Il segreto di Pulcinella sta insomma costringendo la troika e la tecnocrazia del vecchio continente ad aumentare le dosi di arroganza. Ma in questo modo sia la troika che i tecnocrati europei si stanno suicidando. Forse non se ne rendono conto, ma è cosi. Perché più il ricatto si fa chiaro, e i contorni diventano definiti, più i greci voteranno no. Sarà la fine dell’Europa? Forse. E non solo quella dei popoli, mai nata, ma anche quella che in questi quindici anni ha succhiato sangue agli abitanti del vecchio continente. E i responsabili di questa guerra spregevole, prossima alla fine, hanno già nomi e cognomi. Volti e sigle. E sono ormai noti a tutti. Ecco i perché del ricatto.
La troika scoperta e spaventata, insomma, si può difendere solo attaccando, minacciando, invece di fare l’unica cosa sensata che avrebbe salvato l’euro e l’Europa: una moratoria sul debito, un condono, come avvenne nel 1953 con i debiti di guerra della Germania. E i motivi di questo gesto saggio sono facilmente intuibili. Non mi dilungherò a spiegarli ma va da sé che solo rilanciando l’occupazione, aumentando i salari, investendo e liberando i Paesi dal debito pubblico e da quel nodo scorsoio che sono gli interessi da strozzino, l’economia tornerà a crescere. Altrimenti sarà depressione costante. prolungata. Non serve essere un premio nobel dell’economia , per capirlo. Ma qui, purtroppo, non c’è in vista nessun piano Marshall, nessuna volontà di remare tutti dalla stessa parte. C’è solo il desiderio sadico di distruggere chi ha osato opporsi a questa oligarchia reazionaria, di spremere anche l’ultima goccia di sangue a questi schiavi del nuovo millennio.
Domenica dunque si decide non solo il destino di Atene ma anche quello di tutto l’occidente. Sarà la battaglia finale tra la dittatura della troika e la democrazia greca. Solo se vince Tsipras, il mondo avrà un futuro. Per una volta è il caso di essere ottimisti.
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